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Giornata mondiale degli oceani: cos’è e cosa si celebra

La giornata mondiale degli oceani è un’occasione importante per ricordare l’importanza degli oceani nel mondo. I nostri mari sono sempre più in pericolo, a causa delle minacce sempre più insistenti dell’inquinamento. La giornata, che si celebra l’8 giugno di ogni anno, ha l’obiettivo di valorizzare questi preziosi e delicati ecosistemi, ricordandoci quanti oceani ci sono nel mondo e il pericolo che minaccia costantemente oceani e mari.

L’acqua è un elemento fondamentale per la nostra vita. Tutti gli esseri viventi sono formati da questo elemento e proprio l’acqua copre il 71% dell’intero pianeta. La vita ha avuto origine proprio negli oceani e spesso non ci rendiamo nemmeno conto di quello che potrebbe succedere se non ci fossero queste immense distese d’acqua: semplicemente non esisterebbe più la vita sulla Terra.

L’acqua come elemento necessario per la nostra vita, ma che spesso è al centro delle cronache purtroppo per il fatto che mette in pericolo numerose vite, come quelle delle persone che scappano dai conflitti di alcuni Paesi del mondo per cercare di trovare una vita maggiormente dignitosa.

A cosa servono gli oceani

Eppure gli oceani hanno un ruolo molto importante nel mondo. Sembrano non cambiare mai, ma in realtà hanno l’essenziale funzione di regolare il clima, di produrre gran parte dell’ossigeno che serve alla nostra respirazione. Inoltre danno un sostentamento a moltissime persone in tanti Stati del mondo e hanno la funzione di ospitare un numero incredibile di biodiversità.

La giornata mondiale degli oceani, che si celebra l’8 giugno di ogni anno, è stata istituita ufficialmente nel 1992, proprio l’8 giugno di quell’anno, quando si è svolto il vertice sull’ambiente a Rio de Janeiro. Dovrebbe essere l’obiettivo di chiunque quello di prendersi cura dell’acqua degli oceani, che si prendono cura di noi offrendoci moltissimi servizi utili. L’uomo in particolare dovrebbe ridurre l’impatto sui mari, partendo principalmente dalla lotta all’inquinamento, soprattutto quello derivante dalla plastica, la principale responsabile minaccia per gli oceani del pianeta Terra.

La plastica minaccia le acque

Il fenomeno non è certo da sottovalutare. Annualmente le stime parlano di circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che finiscono nei mari. Questi prodotti subiscono un graduale rimpicciolimento e sono assimilati a poco a poco dagli organismi marini, entrando quindi nella catena alimentare, con tutte le conseguenze negative del caso, se consideriamo che anche gli uomini fanno parte di questa catena, perché si nutrono di pesce.

Nel 2016 uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences, ha scoperto che fino al 90% degli uccelli marini presenti in tutto il mondo ha all’interno dell’organismo dei residui di rifiuti in plastica.

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Le altre minacce per gli oceani

Ma non è solo la plastica a minacciare gli oceani. Anche i cambiamenti climatici stanno facendo la loro parte e alle minacce contribuiscono anche lo sfruttamento eccessivo delle popolazioni ittiche, oltre che le operazioni insostenibili di acquacoltura. In particolare l’inquinamento causato dai gas serra provoca un aumento veloce dell’acidità delle acque degli oceani, un fenomeno che potrebbe registrare un aumento fino al 300% solo nel secolo in corso.

Nell’epoca attuale i risultati delle ricerche indicano una protezione degli oceani messa in atto attualmente per meno del 4% dell’intera superficie delle acque del pianeta. Sono veramente poche le zone protette che possano garantire di preservare l’ecosistema marino. Forse non siamo ancora pronti a capire che anche la protezione degli oceani avrebbe dei vantaggi smisurati, anche dal punto di vista dell’economia.